Sono tanti i pazienti che si trovano in difficoltà di fronte alla scelta praticamente obbligata di dover fare una protesi di ginocchio.
Questo perché ci si confronta con amici e parenti, si leggono opinioni in rete e infine ci si spaventa perché non sempre il grado di soddisfazione è elevato.
Se si legge la letteratura al riguardo, su riviste scientifiche, si può leggere che l’artroplastica totale del ginocchio (TKA) si traduce in un elevato grado di soddisfazione del paziente, in quanto fornisce ai pazienti notevoli benefici a medio e lungo termine in termini di qualità della vita, sollievo dal dolore e funzionalità.
Tuttavia, la letteratura riporta che fino al 30% dei pazienti è insoddisfatto. Questa insoddisfazione è direttamente correlata alla qualità della vita dei pazienti, che la ritengono insufficiente.
La loro qualità di vita dipende da molti fattori fisici, comportamentali, sociali e psicologici che non vengono presi in considerazione dai punteggi di esito funzionale e che comprendono il ritorno allo sport, agli hobbies o al lavoro e che sono quindi legate alle loro aspettative piuttosto che alla mera riduzione del dolore.
Si rende perciò necessario valutare da una parte la tecnica chirurgica , il programma pre – e post-operatorio e dall’altra spiegare bene al paziente quali sono le cose che potrà riprendere a fare e quali invece quelle che non sono raccomandate.
Pensate solo che un ginocchio artrosico, da anni deformato in varo o in valgo, dopo l’intervento di artroplastica, sarà perfettamente allineato e, a contrario di quello che si potrà pensare, questo “nuovo” allineamento potrà risultare “sconfortevole” per il paziente e scambiarlo per un insuccesso solo perché dei tendini sono più “stirati” di prima.
É qui che è davvero importante rivolgersi non solo ad un ottimo chirurgo ma anche ad un eccellente centro di riabilitazione per trattare quei “grandi” fastidi avvertiti e trasformarli in percorso riabilitativo.
